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Fünf Finger | Cinque dita

Liebe Freundinnen und Freunde
des Hauses der Solidarität “Luis Lintner”,

mehr als hundert Menschen gehen Jahr für Jahr durch das Haus der Solidarität “Luis Lintner”. Sie kommen an und hoffen, dass ihr Leben besser wird.

Anfangs ist für sie alles neu. Neugierig und skeptisch beginnen sie ihren Aufenthalt: neugierig, weil sie in eine große Familie kommen; skeptisch, weil Einiges nicht so ist, wie sie es gewohnt sind. Nach einigen Wochen – bei einigen sind es Monate – gewöhnen sie sich an das Leben im HdS. Einige fassen Fuß, bringen ihre Dokumente in Ordnung, finden Arbeit, schicken die Kinder in die Schule, stabilisieren ihre Gesundheit … Bei ihnen steht die Suche nach den eigenen vier Wänden und damit der Auszug an. Einige tun sich schwerer. Zwar fällt bei ihnen erstmals der Druck ab, um Überlebensnotwendiges – Aufenthaltsstatus, Dach über dem Kopf, Essen, Sicherheit – zu kämpfen. Dafür fallen sie in Apathie und Passivität. Expert*innen sagen: Das ist normal. Sie brauchen besonders viel Aufmerksamkeit und Begleitung: Zuhören, Pläne entwickeln, Zuhören, Geduld haben, Zuhören.

Die meisten haben innerhalb eines Jahres derart viel erreicht, dass sie nicht nur aus dem HdS ausziehen, sondern ein selbständiges Leben beginnen. Einige wenige schaffen dies nicht allein. Für sie bleibt vorläufig das HdS ein stabiler Ort und vielleicht irgendwann ein Sprungbrett.

Für sie alle und uns als Führungsteam des HdS stehen ständig Fragen wie diese an: Sind wir auf dem richtigen Weg? Tun wir tatsächlich das, was hilft? Macht es Sinn, was wir entscheiden?

Mit unseren meist über 50 Gästen reflektieren wir das in unendlich vielen Gesprächen. Woche für Woche denken wir darüber in unseren Hausleitungssitzungen nach, monatlich berät der engagierte Verwaltungsrat. Einmal im Jahr zerbricht sich das gesamte Führungsteam an zwei Tagen den Kopf darüber, die Hausleitung viermal jährlich bei sogenannten Miniklausuren, rund zehnmal im Jahr bei Teamsupervisionen und ebenso oft bei Fallsupervisionen.

Meistens geht es um fünf Punkte, welche die 5-Finger-Reflexion gut auf den Punkt bringt. Wir legen sie diesem Schreiben bei (mit der Hand unseres kleinsten Gastes). Sie ist ein einfaches Werkzeug für alle Menschen und alle Situationen. Bezogen auf unser HdS sind die Antworten folgende:

Super war, dass wir die 2 positiven Corona-Fälle, Mitarbeiter eines fleischverarbeitenden Betriebes, und die damit verbundenen Maßnahmen gut gemeistert haben. Super war auch, dass die Hausleitung trotz der Veränderung in der Zusammensetzung optimal harmoniert und dass die Finanzkontrolle keine Fehler feststellte.

Besser machen könnten wir die Einhaltung unserer eigenen Regeln und die Geduld mit unseren Gästen.

Nicht gefallen hat uns, dass wir Ordnung und Sauberkeit weiterhin nicht im Griff haben. Nicht gefallen hat uns außerdem, dass wir ständig Instandhaltungen durchführen müssen, obwohl wir das Haus erst vor fünf Jahren saniert haben.

Wir nehmen mit, dass das Vertrauen gegenüber den Gästen, Humor und eine positive Herangehensweise Schlüssel eines guten Zusammenlebens im HdS sind.

Zu kurz kamen unsere ehrenamtlichen Mitarbeiter*innen im Haus und die im Haus arbeitenden Organisationen. Für sie fehlte oft unsere Zeit.

Vielleicht hilft Ihnen auch diese Reflexion mit fünf Fingern?

 

Apropos fünf: Unser Schreiben im Frühjahr ist auch immer Anlass, höflich um Unterstützung zu bitten: um die 5 Promille bei der Steuererklärung. Danke, vielen Dank.

Andreas Penn (Vorsitzender des Verwaltungsrates des HdS)

PS: Wir geben uns Mühe, unsere Adressen sauber und aktuell zu halten. Es gelingt aber nicht immer. Bei Adressänderungen oder – fehlern bitte einfach melden. Bitte auch sagen, wenn die 2 Briefe im Jahr nicht mehr kommen sollen.

 

Care amiche e cari amici
della Casa della Solidarietà “Luis Lintner”,

Ogni anno più di cento persone passano per la Casa della Solidarietà “Luis Lintner”. Arrivano e sperano che la loro vita possa migliorare.

All’inizio è tutto nuovo per loro. Appena stabiliti qui sono curiosi e scettici: curiosi perché arrivano in una grande famiglia; e scettici perché alcune cose non rientrano proprio nelle loro abitudini. Dopo alcune settimane – per alcuni anche mesi – si abituano alla vita nella CdS. Alcuni prendono piede, mettono in ordine i documenti, trovano un lavoro, mandano i bambini a scuola, stabilizzano la loro salute … Costoro cercano di trovare le proprie quattro mura e se ne vanno. Per alcuni risulta più difficile. È vero che per la prima volta sono sollevati dalla pressione di lottare per il necessario alla sopravvivenza: status di residente, un tetto sopra la testa, cibo, sicurezza. Per questo cadono nell’apatia e nella passività. Gli esperti dicono: questo è normale. In particolare, hanno bisogno di molta attenzione e accompagnamento: ascolto, sviluppo di progetti, ascolto, pazienza, ascolto.

La maggior parte di loro ha ottenuto così tanto in un anno che non solo escono dalla CdS, ma iniziano anche una vita indipendente. Solo alcuni non riescono a farlo da soli. Per il momento, la CdS rimarrà un luogo stabile e forse prima o dopo sarà un trampolino di lancio.

Per tutti loro e per noi come team della direzione della CdS, ci sono sempre domande come queste: siamo sulla strada giusta? Stiamo davvero dando un aiuto? Ha senso ciò che decidiamo?

Riflettiamo su questo in tante e tante conversazioni con i nostri oltre 50 ospiti. Settimana dopo settimana a questo pensiamo nelle riunioni d’equipe, e l’impegnato consiglio di amministrazione dà consigli tutti i mesi. Una volta all’anno, l’intero equipe si interroga per due giorni su questo, la direzione della casa quattro volte l’anno nei cosiddetti mini-clausure, circa dieci volte l’anno nella supervisione e spesso anche nella supervisione di casi specifici.

Di solito si tratta di cinque punti, la riflessione a 5 dita. Li alleghiamo a questa lettera (con la mano del nostro ospite più piccolo). È uno strumento semplice, per tutte le persone e tutte le situazioni. In relazione alla nostra CdS, le risposte sono le seguenti:

È stato fantastico aver gestito bene i 2 casi Corona positivi, i dipendenti di un’azienda di lavorazione della carne e le misure conseguenti. È stato fantastico anche che la direzione della Casa si sia armonizzata perfettamente nonostante il cambiamento dei componenti e che il controllo della Finanza non abbia trovato errori.

Potremmo fare di meglio osservando le nostre regole ed essendo pazienti con i nostri ospiti.

Non ci è piaciuto il fatto di non avere ancora sotto controllo l’ordine e la pulizia. Inoltre, non ci è piaciuto il fatto di dover eseguire troppo spesso lavori di manutenzione, anche se abbiamo ristrutturato la casa solo cinque anni fa.

Siamo convinti che la fiducia nei nostri ospiti, il buonumore e un approccio positivo sono le chiavi per una buona convivenza nella CdS.

Trascuriamo i nostri volontari e le organizzazioni che lavorano nella Casa. Spesso non abbiamo avuto tempo per loro.

Forse questa riflessione con cinque dita può aiutare anche voi?

 

A proposito di cinque: la nostra lettera in primavera è anche un’occasione per chiedervi gentilmente di sostenerci: si tratta del 5 per mille nella dichiarazione dei redditi. Grazie, grazie molte.

Andreas Penn (presidente del consiglio di amministrazione della CdS)

PS: Cerchiamo di mantenere i nostri indirizzi puliti e aggiornati. Ma non sempre funziona. In caso di modifiche o errori di indirizzo, basta semplicemente. Preghiamo anche di dirci se non volete ricevere le 2 lettere all’anno che vi inviamo.

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